SE QUESTO E' UN UOMO
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piu' forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d' inverno
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
Nel
corso della Seconda guerra mondiale circa 44.000 italiani furono
deportati nei Lager allestiti dai nazisti in tutta Europa per ebrei,
oppositori politici, zingari, omosessuali, Testimoni di Geova. Dei
deportati italiani, quasi 9.000 furono gli ebrei e circa 30.000 i
partigiani, gli antifascisti e i lavoratori (questi ultimi arrestati in
gran parte dopo gli scioperi del marzo 1944), a cui si aggiungono circa
5.000 IMI o carcerati militari o ufficiali antifascisti. Circa il 90% di
loro persero la vita nei campi. Si stima che siano morti nei campi di
sterminio circa 7.125.000 persone.
I campi italiani: Risiera di San Sabba
I campi italiani: Fossoli
I Giusti italiani
G. Perlasca G. Palatucci
Il termine“Giusti tra le nazioni” (Righteous Among the Nations, in ebraico: Chasidei Umot HaOlam)
indica i non-ebrei che hanno rischiato la propria vita per salvare
anche un solo ebreo dal genocidio nazista, dalla Shoah. Sono oltre
20.000 i Giusti nel mondo e 417 gli italiani che hanno ricevuto sinora
tale riconoscimento. Il titolo è conferito da una commissione della
Suprema corte Israeliana dal 1963.
Nonostante le leggi razziali del '38 emanate dal fascismo e il ruolo aberrante svolto dalla Repubblica sociale di Mussolini nella persecuzione degli ebrei
e nelle deportazioni, il contegno del popolo italiano (salvo poche
eccezioni, soprattutto nei piccoli centri, come a Trieste) fu veramente
esemplare; molti, pur consci del pericolo cui si esponevano, salvarono
la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case; i
partigiani accompagnarono alla frontiera svizzera centinaia di vecchi e
bambini, e li misero in salvo.Molti ebrei trovarono rifugio e salvezza
grazie alla Chiesa cattolica, nelle parrocchie e nei monasteri, loro
ospitalmente aperti.
“Chi viene riconosciuto Giusto tra le nazioni,
viene insignito di una speciale medaglia con inciso il suo nome, riceve
un certificato d'onore ed il privilegio di vedere il proprio nome
aggiunto agli altri presenti nel Giardino dei giusti presso il museo Yad
Vashem di Gerusalemme. Ad ogni Giusto tra le nazioni viene dedicata la
piantumazione di un albero, poiché tale pratica nella tradizione ebraica
indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara. La
cerimonia di conferimento dell'onorificenza si svolge solitamente presso
il museo Yad Vashem alla presenza delle massime cariche istituzionali
israeliane, ma si può tenere anche nel paese di residenza del Giusto se
questi non è in grado di muoversi. Ai Giusti tra le nazioni, inoltre,
viene conferita la cittadinanza onoraria dello Stato di Israele”. (da Wikipedia)
***
Le figure simbolo della solidarietà del popolo italiano agli ebrei sono il questore di Fiume Giovanni Palatucci e il diplomatico Giorgio Perlasca (poi riconosciuti come Giusti dallo Stato israeliano). Va ricordato anche l'eroismo del paese di Nonantola (Modena).
Buona
parte di coloro che salvarono gli ebrei in Italia durante l’occupazione
tedesca furono uomini e donne appartenenti alla Chiesa, e non solo
quella cattolica. Susan Zuccotti cita i casi di padre Maria Benedetto a Roma; di molti parroci come don Francesco Repetto e don Carlo Salvi a Genova; don Enzo Boni Baldoni a Quara, nel reggiano; don Leto Casini e padre Cipriano Ricotti a Firenze; don Angelo Dalla Torre e Giuseppe Simioni a Treviso; monsignor Giacomo Meneghello di Firenze, monsignor Vincenzo Barale di Torino o Giuseppe Sala di Milano. Nel '43-44 Mons. Angelo Roncalli (il futuro Papa Giovanni XXIII) aiutò migliaia di ebrei a salvarsi quando era nunzio ad Istanbul. Il pastore avventista Daniele Cupertino prestò assistenza a molti ebrei a Roma.
Ma
non furono i soli. Per Enrico Deaglio, il giornalista che ha raccontato
per primo la vicenda del diplomatico italiano a Budapest, "il caso di
Perlasca non è isolato, perchè riguarda la maggior parte dei Giusti fra i
popoli, coloro che aiutarono gli ebrei durante le persecuzioni
razziali, anche a rischio della propria vita".
Tra il
'43 e il '45, secondo i calcoli di Michele Sarfatti, gli ebrei
perseguitati che non vennero deportati o uccisi in Italia furono circa
35.000. Circa 500 di essi riuscirono a rifugiarsi nell’Italia
meridionale; 5500-6000 riuscirono a rifugiarsi in Svizzera (ma per lo
meno altri 250-300 furono arrestati prima di raggiungerla o dopo esserne
stati respinti); gli altri 29.000 vissero in clandestinità nelle
campagne e nelle città, grazie all'aiuto di tanti italiani che opposero
una "resistenza non armata" alla barbarie tedesca e fascista.
L'elenco di 297 dei Giusti italiani e le loro storie
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